Il problema mantovano
August 16th, 2016 by thomas.muntzer.mnGli incarichi di insegnamento di religione a scuola che non sono già coperti da insegnanti di ruolo e quelli di supplenza vengono assegnati direttamente dal Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Scuola e l’Educazione.
I criteri di scelta non sono pubblicamente noti, ma è chiaro come questo sistema si presti molto facilmente a distorsioni clientelari, favoritismi, raccomandazioni e ritorsioni.
Non è un caso che molti degli insegnanti in servizio a tempo determinato delle scuole mantovane siano ancora iscritti alla scuola di scienze religiose per conseguirne il titolo*, come vengano scelti rimane un mistero non esistendo una graduatoria di riferimento.
Il risultato è che in cattedra gli studenti quindi non si ritrovano il miglior insegnante disponibile, bensì quello preferito da chi sceglie.
Il come si faccia ad essere preferiti viene lasciato all’immaginazione. Chi frequenta le “stanze dei bottoni” non è nuovo a scene di suppliche, preghiere, regali di (r)ingraziamento, telefonate di raccomandazioni, ecc…
Chi è responsabile?
Giusta o meno, la normativa nazionale lascia molta libertà alle diocesi: molte hanno deciso di istituire una graduatoria pubblica e trasparente da cui attingere gli insegnanti precari, valutando i titoli e altri fattori.
A Mantova invece c’è una persona sola al comando e le sue decisioni possono fare la differenza, oltre che sulla qualità dell’insegnamento, anche tra il poter contare o meno su uno stipendio (pubblico) per vivere. Ciò è molto grave.
Chi potrebbe intervenire?
L’ultimo vescovo non è riuscito o non ha voluto affrontare questo problema, contiamo sulla buona volontà del suo successore.
Una volta che questo problema diventerà di dominio pubblico non lo si potrà più ignorare.
Cosa si potrebbe fare?
Una soluzione sarebbe quella di imitare altre diocesi italiane e spostare il potere di scelta dalle persone, che possono sbagliare, alle regole, le quali sarebbero imparziali.
Sarebbe sufficiente?
No, però sarebbe un inizio e potrebbe cancellare qualche ingiustizia.
La normativa in sè sarebbe da rivedere, anche alla luce della diminuzione degli studenti che seguono le lezioni di religione con la conseguenza assurda di classi con un insegnante e 2/3 alunni.
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